USA LE FOTO DEL FIGLIO PER FARE SEXTING SU INSTAGRAM: E’ REATO

Una vicenda piuttosto squallida è stata occasione, per il Tribunale di Trieste (sent. n.681/2021), per ribadire come: commetta il reato di sostituzione di persona colui che, creando un falso profilo su Instagram e utilizzando nella sua immagine di profilo la foto di un’ altra persona (in questo caso il proprio figlio adolescente), induca in errore la persona contattata via social, conducendo con la stessa una relazione a distanza, con tanto di scambio di foto e richieste di compimento di atti sessuali.

A rendere ancor più triste questa storia c’è anche il fatto che la persona adescata in chat fosse una ragazza adolescente affetta da una disabilità intellettiva di media gravità, ovvero un ritardo mentale certificato. La giovane, indotta a credere di chattare con il figlio ventenne dell’autore del reato, per quattro mesi aveva intrattenuto una relazione a distanza, con tanto di scambio di foto erotiche. Una volta scoperto di essere stata ingannata, la ragazza aveva addirittura minacciato di suicidarsi.

Per il Tribunale non ci sono dubbi sulla responsabilità penale dell’imputato ai sensi dell’articolo 494 c.p., che punisce la sostituzione di persona. Si ravvisa questo reato quando il soggetto assuma un atteggiamento atto a far apparire se stesso come un’altra persona, al fine di trarre un vantaggio.

Il tribunale di Trieste mette in evidenza come tale reato possa commettersi anche a mezzo internet «attribuendosi falsamente le generalità di un altro soggetto, inducendo in errore gli altri fruitori della rete». L’agente, utilizzando i dati ed il nome altrui, crea un falso profilo sui social network, «usufruendo dei servizi offerti, procurandosi i vantaggi derivanti dall’attribuzione di una diversa identità, anche semplicemente l’intrattenimento di rapporti con altre persone ed il soddisfacimento della propria vanità, e ledendo l’immagine della persona offesa».

E’ quello che è accaduto in questa brutta vicenda, dove appare chiaro che la vittima sia stata tratta in errore dalle fotografie del figlio adolescente, postate dall’imputato al fine di adescare la giovane ed instaurare con lei una relazione erotica a distanza.

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